IL BUON VICINATO


Sulla stessa barca

Nel testo La carità nel tempo della fragilità eravamo partiti dalla convinzione espressa da papa Francesco nella serata del 27 marzo: “Siamo tutti sulla stessa barca e nessuno si salva da solo”. Il buon vicinato possibile a tutti diventa la strada maestra per incoraggiare uno stile di relazioni comunitarie, in cui al centro ci vanno le persone e il valore della fraternità. Ognuno di noi, senza compiere azioni eccezionali, può sostenere, incoraggiare e promuovere il benessere dell’altro: siamo custoditi da altri e custodi della vita dell’altro; possiamo ricevere e donare comprensione e tenerezza.

Dall’intimo di ogni cuore, l’amore crea legami e allarga l’esistenza quando fa uscire la persona da sé stessa verso l’altro. Siamo fatti per l’amore e c’è in ognuno di noi «una specie di legge di “estasi”: uscire da se stessi per trovare negli altri un accrescimento di essere». Perciò «in ogni caso l’uomo deve pure decidersi una volta ad uscire d’un balzo da se stesso». Fratelli tutti, 88

Una rete da ricostruire

La rete del buon vicinato negli anni è progressivamente venuta meno. “Buon vicino” è considerato qualcuno che, sostanzialmente si fa i fatti suoi, di cui si sa poco e che appena si saluta. Qualcuno che di fatto non mi disturba e che non entra più di tanto in contatto con la mia vita. I mesi di lock-down, che stiamo attraversando, ci permettono di riscoprire questa forma di rete sociale informale. La paura e l’isolamento, la necessità e il desiderio di apertura, hanno comportato un guardare con occhi diversi il vicino, diventato una potenziale fonte di condivisione e sostegno.

Le componenti del buon vicinato

I rapporti di vicinato richiedono un equilibrio tra tre componenti.

Il comportamento amichevole. Per certi aspetti meno intenso dell’amicizia vera e propria, che richiede scelta e coinvolgimento pieno. Questo per certi aspetti è un legame più “debole”, ma ugualmente prezioso e importante: un affiancarsi con gentilezza e fiducia.

Lo scambio di sostegno sociale e aiuti materiali. C’è la disponibilità a farsi vicini e rendersi utili in tanti modi, provvedendo a piccole necessità quotidiane.

Il rispetto e la cura della riservatezza. Il rispetto e la riservatezza garantiscono dignità e custodia delle persone e di ciò che stanno vivendo. La riservatezza è un tratto necessario, consente apertura e confidenza.

Cosa attiva il buon vicinato

Attivare relazioni di vicinato migliora la soddisfazione per la propria vita e quella degli altri, nel reciproco ricevere e donare. Viene ridotta la percezione di solitudine e di abbandono perché ognuno si sente pensato e raggiunto. Si favorisce un atteggiamento di cittadinanza attiva e di appartenenza alla comunità civile. Inoltre si incrementa la sicurezza nel quartiere, una buona rete di legami sociali ci rende tutti più forti ed è strumento di coesione sociale.

Ma perché il buon vicinato funzioni le relazioni devono essere attivate in maniera continuativa ed affidabile e non solo in modo estemporaneo o come reazione a situazioni di emergenza. Ascolto e continuità favoriscono la circolarità e l’allargamento del buon vicinato, creando quasi una cultura del vivere insieme, ribaltando l’immagine conflittuale dei vicini di casa e quartiere.

Alcune piccole piste concrete

  • Possiamo prenderci un po’ di tempo e fermarci a dialogare con i nostri vicini.
  • Possiamo invitare a casa nostra un vicino.
  • Possiamo valorizzare la domenica, pranzando insieme con qualcuno dei nostri vicini.
  • Possiamo metterci a disposizione per piccole cose in prestito.
  • Possiamo fare piccoli servizi di baby sitter, trasporto per i figli del vicino o per gli anziani vicini oppure per la spesa o le medicine.
  • Possiamo occuparci di visite mediche o di altre necessità.

Nei social

Il buon vicinato può avvenire in tante forme e modi. Adesso sta riemergendo anche come fenomeno social, attraverso le “social street”, pagine facebook dedicate a scambi di favori tra vicini dello stesso quartiere. Questa prospettiva può essere particolarmente stimolante per i giovani.

In parrocchia

Riconosciamo con gratitudine che non partiamo da zero: l’esistente delle nostre parrocchie può essere ulteriormente valorizzato e potenziato. Un motivo e un piccolo suggerimento.

  • Il buon vicinato capillare permette di allargare la rete di persone di cui abbiamo conoscenza e di raggiungere altre persone in situazione di fragilità e precarietà.
  • Suggeriamo nelle quotidiane prassi di buon vicinato di “aggiungere” almeno una persona, quasi a raddoppiare: un ministro straordinario della comunione si fa accompagnare da un giovane, così pure chi va a salutare gli anziani, così pure chi va a fare la spesa per gli altri … Chi è responsabile di queste azioni di buon vicinato può anche variare l’invito, coinvolgendo più persone della comunità.

Una proposta formativa, in collaborazione con l’Università di Padova: il progetto PROXI

In collaborazione con il dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova, la Diocesi offre ad alcune parrocchie, disponili e interessate, la proposta formativa PROXI. Il progetto sarà attivabile al raggiungimento di 10 parrocchie interessate.

  • La parrocchie che sceglie questa opportunità:
    1. Nomina un referente.
    2. Il referente contatta, individua, un piccolo nucleo di persone disponibili a entrare in relazione con i propri vicini (minimo 4 – max10) e attiva l’unità PROXI.
    3. L’unità PROXI realizza in ogni parrocchia interessata 2 incontri specifici di 3 ore ciascuno con lo scopo di:
  • consapevolizzare il ruolo della rete di vicinato e prossimità;
  • progettare azioni da attivare entro 30 giorni con i vicini.
  • I parrocchiani attivano le azioni e le documentano con foto e frasi che postano nel sito, nel quale l’unità PROXI offre anche sostegno e scioglie eventuali dubbi.
  • Incontro in parrocchia di monitoraggio/riflessione sulle azioni intraprese e le ricadute.
  • Incontro finale per tutte le parrocchie partecipanti di condivisione dell’esperienza con l’unità PROXI che facilita l’incontro.
  • Stesura di una relazione finale circa il progetto.
  • Chi è interessato scriva a: segreteriagenerale@diocesipadova.it

«Cos’è la tenerezza? È l’amore che si fa vicino e concreto. È un movimento che parte dal cuore e arriva agli occhi, alle orecchie, alle mani. […] La tenerezza è la strada che hanno percorso gli uomini e le donne più coraggiosi e forti».

[…] Questo ci aiuta a riconoscere che non sempre si tratta di ottenere grandi risultati, che a volte non sono possibili. Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. È bello essere popolo fedele di Dio. E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi!». I grandi obiettivi sognati nelle strategie si raggiungono parzialmente. […] Chi ama «ha la sicurezza che non va perduta nessuna delle sue opere svolte con amore, non va perduta nessuna delle sue sincere preoccupazioni per gli altri, non va perduto nessun atto d’amore per Dio, non va perduta nessuna generosa fatica, non va perduta nessuna dolorosa pazienza. Tutto ciò circola attraverso il mondo come una forza di vita». Fratelli tutti, 194 e 195